
L’occhialaio di Firenze - mostra a Cerreto Guidi
Firenze aveva un indiscusso primato nella produzione e nel commercio degli occhiali, sia per la qualità dei prodotti che per il loro commercio in area Mediterranea, tra il tardo Medioevo fino almeno al XVII secolo. Lo racconta la mostra “L’occhialaio di Firenze. Ambienti domestici e artigiani nel Cinquecento dallo scavo del Pozzo Castellani”, che si inaugura sabato 13 dicembre 2025 alle 16:30 nella Villa Medicea di Cerreto Guidi realizzata in collaborazione tra il Museo autonomo delle Ville e Residenze Monumentali Fiorentine, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Firenze, con il sostegno dell’Associazione Amici della Villa Medicea di Cerreto Guidi. L’esposizione curata da Andrea Vanni Desideri e Federica Bergamini racconta al pubblico il valore documentario delle restituzioni archeologiche provenienti dallo scavo del Pozzo di via Castellani, portato a termine nel 1982.
Tra i reperti riveste un’importanza del tutto eccezionale e rara, non solo per l’ambito italiano ma anche europeo, la testimonianza archeologica della produzione di occhiali, non solo per lo stato di conservazione praticamente integro di un esemplare fiorentino e per il fatto di trovarlo associato agli scarti della lavorazione e delle attrezzature della bottega che lo produsse. All’interno del contesto archeologico infatti si trova un significativo numero di oggetti (strumenti, materia prima, semilavorati e prodotti finiti) provenienti da una bottega di un ossaio, attivo presso l’attuale Piazza della Signoria tra la fine del XV e la metà del XVI secolo e di cui possiamo forse conoscere anche l’identità nelle fonti scritte. Questo tipo di artigianato, assai frequente nelle città d’età preindustriale, trattava le parti scheletriche di mammiferi per ricavarne vari tipi di oggetti in osso e corno che trovavano impiego come complementi di oggetti più complessi (ad esempio, legature di codici, posate da tavola, monili e vestiario).
L’indagine archeologica, più volte esposta e illustrata in modo parziale, solo recentemente ha trovato una più coerente, doverosa e complessiva riconsiderazione dei materiali scavati all’interno della cavità fiorentina, in occasione della preparazione del volume Archeologia agli Uffizi. Storie di un paesaggio urbano, di prossima pubblicazione per i tipi di Giunti. Nel numeroso nucleo di ceramiche sono rappresentati oggetti d’uso comune a varia destinazione funzionale, tra i quali primeggiano le produzioni di Montelupo Fiorentino ma con una presenza altamente significativa di maioliche di pregio prodotte a Cafaggiolo, che ben rappresentano la presenza di ceti elevati nel baricentro politico della città che proprio in quegli anni diventava di fatto la capitale di uno stato regionale. Il contesto comprende anche oggetti in vetro, mentre l’ambiente anaerobico del pozzo ha permesso la conservazione di materiali organici di rara conservazione come il legno (pettini, parti di contenitori torniti, una trottola) e resti di piante da frutto, sia di coltivazione locale che importate.
Direzione regionale Musei nazionali Toscana