Gelsomino

6 pietre: Rodolfo Levi, Rina Procaccia, Noemi Levi, Angelo Sinigaglia, Amelia Procaccia, Alda Sinigaglia

Il nipote di Rodolfo Levi ha voluto, col sostegno morale dell’altra sua nipote, con una ricerca lunga e laboriosa, riannodarne le sparse notizie biografiche e in particolar modo quelle riguardanti la tragica fine di dieci persone travolte a Firenze dalla Shoà. A questo proposito desidera ringraziare, per il sostegno generale ricevuto, l’arch. Renzo Funaro, la dott. Sara Funaro, assessore del Comune di Firenze e il dott. Ugo Caffaz; per la raccolta dei dati anagrafici utili alla ricostruzione degli avvenimenti, la dott. Antonina Bocci Bargellini e il direttore dott. Luca Brogioni col personale dell’Archivio Storico del Comune di Firenze.

Nel 1910 Rodolfo Levi, laureato in lettere e finiti gli studi al Collegio, sposò Rina (Ester) Procaccia, cugina di un Arrigo Procaccia (1900-1958), maresciallo maggiore della Guardia di Finanza, congedato per motivi razziali nel 1939. Il matrimonio fu celebrato dallo stesso Margulies. Fu quindi nominato rabbino presso l’Università Israelitica di Lisbona dove compare come celebrante di matrimoni. Rientrato a Firenze, nasceranno i figli Noemi (14 aprile 1911) e Elio (29 settembre 1912) e più tardi, a Roma, Lea (1921). Nel 1915 Rodolfo Levi fu nominato Rabbino di Pitigliano.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale venne istituito il Rabbinato militare volontario: Levi rispose per primo con entusiasmo nel maggio 1915 e svolse così, tra grandi difficoltà, attività verso i feriti, le famiglie dei caduti, curando anche l’organizzazione della celebrazione delle festività ebraiche al fronte, anche per i soldati ebrei prigionieri. Il padre di un soldato gli scrive:
 … ricevo una lettera di mio figlio soldato Saqui Giorgio il quale mi ha fatto il racconto di come ha passato il Santo Kippur unitamente a lei Sig. Cappellano Militare … mi scrive la contentezza di avere trovato in Lei un vero padre amoroso … Vengo con la presente a ringraziarla di tutto cuore … per tutto ciò che ha fatto a favore di mio figlio mai lo dimenticherò … mio figlio ha avuto il merito di trovare Lei che è stato per lui più di un padre. Voglia Iddio Benedetto accordarle lunga vita felice e prosperosa.
Nel 1917 fu, con trepidazione, testimone degli avvenimenti della rivoluzione antizarista e della conseguente subitanea aria di una situazione più sopportabile per gli ebrei russi. Dopo una breve parentesi romana, nel 1926, Levi fu chiamato a Modena a ricoprire la cattedra di Rabbino Capo.

Con le leggi per la difesa della razza, promulgate nel 1938, gli ebrei, come ben sappiamo, perdono i diritti civili conquistati gradualmente e a fatica con l’emancipazione.
Il rabbino Levi compare nelle schedature della Prefettura, nella categoria più “eversiva” dei “sionisti”
Risulta così come a Modena Rodolfo Levi fosse ben noto al regime e considerato da sorvegliare.
Nel periodo che seguì l’8 settembre 1943, gli Ebrei, già discriminati dalle leggi del 1938, erano considerati nemici ed era a rischio la loro stessa vita. Sottoposti a razzie di massa, erano costretti a vivere nascosti e in clandestinità, ma spesso non riuscirono a sfuggire alla cattura ad opera delle bande della Repubblica Sociale a cui seguiva il più delle volte la deportazione nei campi di sterminio tedeschi.
La situazione, che peggiorò costantemente, indusse il rabbino a trasferirsi, nel periodo più pericoloso, nella natale Firenze, dove aveva parenti stretti e pensava di avere più possibilità di manovra.
Nella nostra città, sabato 6 novembre 1943 era già avvenuta la razzia degli ebrei cui seguirà il 9, la deportazione: oltre trecento persone furono caricate al binario 16 sui treni diretti verso Auschwitz.
Il 6 febbraio 1944, il rabbino Rodolfo LEVI fu catturato mentre si recava dal suo amico Arturo Orvieto con cui era solito incontrarsi. La casa degli Orvieto era stata piantonata e Rodolfo Levi fu segnalato e fermato e quindi costretto dai suoi aguzzini a condurli all’abitazione qui in via del Gelsomino dove, presso la famiglia Morandi, aveva trovato rifugio con la famiglia. Furono così catturati anche la moglie Rina Procaccia e la figlia Noemi.
Purtroppo insieme ai Levi erano rifugiati anche altri loro parenti: la famiglia costituita da Angelo SINIGAGLIA, sua moglie Amelia Procaccia, sorella di Rina Procaccia (moglie del rabbino), e la loro figlia Alda di appena undici anni. Anche loro furono così arrestati in quello stesso 6 febbraio 1944.

Dopo la detenzione in carcere, la famiglia del rabbino Levi fu trasferita al campo di concentramento e transito di Fossoli (8 febbraio 1944) Il 22 febbraio, la famiglia è deportata ad Auschwitz col convoglio n. 8, lo stesso che trasportava Primo Levi, ed eliminata all’arrivo il 26 febbraio. I Sinigaglia partirono con un convoglio successivo (5 aprile 1944). La piccola Alda e la madre perirono ad Auschwitz; il padre Angelo fu condotto dal campo di sterminio di Auschwitz a quello di Mauthausen, quando il primo fu evacuato dai nazisti e liberato. Morì  nel marzo del 1945.

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6 pietre: Rodolfo Levi, Rina Procaccia, Noemi Levi, Angelo Sinigaglia, Amelia Procaccia, Alda Sinigaglia

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Via del Gelsomino 29, Firenze

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Firenze 
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