Ghibellina

1 pietra: David Genazzani

"David Genazzani, mio nonno, marito di Enrichetta Ambonetti, il padre di mia madre, Gianna, e di mia zia, Renata, è nato a Firenze il 30/11/1907. Arrestato a Grassina, il 19 maggio 1944, fu detenuto a Firenze, poi a Fossoli e il 02/07/1944 arrivò ad Auschwitz da cui fu trasferito, dopo un mese, a Buchenwald, dove, tra atroci tormenti dovuti alla cancrena originata dal morso di un cane delle SS, è morto il 10/03/1945.

Mio nonno era violinista, compositore e gioielliere. Ed era un uomo forte, atletico e solare. Amava vivere, suonare, scherzare. Di lui restano poche fotografie: in alcune suona il suo violino, e sono le uniche in cui non sorride, compìto nel suo ruolo di musicista. Ma in tutte le altre, il suo sguardo non guarda mai all’obiettivo ma in un luogo indefinito, fuori dalla realtà fissata dal fotogramma, e ride: un sorriso caldo, avvolgente ma leggero, tutta la mimica facciale partecipa alla gioia e mi porta lontano da questi giorni così nuovamente bui, così drammaticamente dimentichi del passato: mi riporta a lui e di lui cerco le tracce nel sorriso, negli occhi, negli zigomi, miei, dei miei fratelli, di mia madre e di mia zia.

L’operetta “‘I peccato”, libretto di Bruna Battaglini e musiche di mio nonno, narra la storia di una giovane indecisa tra due fidanzati. Tra i canti presenti nell’operetta ce n’è uno, il “coro degli escursionisti”,  da cui traggo queste parole:

“ Dai monti ritorniam, da quelle vette, là sulle cime al sol e il sol ci
brilla ancor nel cor, mentre cantando ritorniamo pien d’ardor. Uniti,
noi marciam, verso il ritorno, giù verso la città, e ognuno si affaccia
al suo balcon, ognun ci chiede un fior.”

Mio nonno, dalle terre oltre le Alpi, non ha mai fatto ritorno. Nessun fiore al suo passaggio, nessun sorriso a tappeto del suo ritorno. A fronte dell’ignobile denuncia che portò alla deportazione di mio nonno, tante le persone che hanno aiutato la mia famiglia. Voglio ricordare il dott. Mugnai, il signor Galliano Bargelli, che ospitò nonna e figlie la notte dell’arresto, e che sarà partigiano, il signor Levi, tornato da Buchenwald, che ha raccontato gli ultimi istanti di vita di David attraverso l’intervista rilasciata al giornale “L’Arno”.

Mia nonna, simbolicamente, con la sua forza gentile, con la sua caparbia fiducia nell’amore, eppure consapevole della fragilità della pace e del rispetto reciproco, ha voluto che sulla sua tomba venisse riportato il ricordo del suo amato marito e di lui, in vita, poche volte ne parlava. Perché parlarne al passato era ammetterne la morte lontano dalle sue braccia. E non voleva smettere di sentire il suo violino cantare per casa. Questa casa davanti alla quale siamo oggi."

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1 pietra: David Genazzani

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Via Ghibellina 102, Firenze

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Firenze 
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Via Ghibellina 102, Firenze