Un Otello ispirato al cortometraggio "Che cosa sono le nuvole" di Pier Paolo Pasolini che rivive all’interno di una compagnia matura, consumata dai palcoscenici e dal tempo, che sulla scena insegue fantasmi. C’è un nuovo monnezzaro, che ricorda il portiere di Macbeth e che, da custode dell’inferno, veste i panni del demoniaco Iago: sotto gli occhi degli spettatori si svela un meccanismo teatrale comico e grottesco, feroce e cattivo. È la corte dei miracoli che spalanca le porte della tragedia del Moro di Venezia e della bella Desdemona: tragedia surreale e ridicola, fatta di tradimenti, sospetti e gelosie. Dove non ci sono buoni né innocenti, solo piccoli infami, approfittatori e personaggi incapaci di resistere alle tentazioni: un universo cupo, infelice, astioso, capace solo di vendette, soprusi e tanta sciocchezza. Una riscrittura secca, che ha perso molta della poesia originale, in nome della schiettezza della lingua e della stupidità capricciosa dei protagonisti, che di eroico non hanno più niente, o quasi, se non le lacrime disperate verso le quali tutto – come sempre – tende. Con Giuseppe Cederna