
Firenze in rilievo
Firenze in rilievo è una pubblicazione in Braille, con raffigurazioni in rilievo dei principali monumenti di Firenze, pensata per persone non vedenti e ipovedenti. La pubblicazione, in due volumi, sarà prossimamente in distribuzione presso il Firenze Welcome Center oppure richiedibile inviando un e-mail a: promozione.turistica@comune.fi.it
Qui di seguito sono riportate le descrizioni delle singole tavole, contrassegnate da una numerazione corrispondente a quella della pubblicazione, il cui QR code rimanda a questa pagina. Ogni monumento è anche corredato da un link alla rispettiva scheda-info presente su Feelflorence.it, dove vengono riportati informazioni aggiuntive, come orari di apertura, contatti e soprattutto schede dettagliate sull’accessibilità, compresa l’eventuale presenza di percorsi tattili e visite guidate dedicate.
[1] Ponte Vecchio
Il celebre ponte trecentesco, simbolo di Firenze nel mondo, si presenta con tre ampie arcate a tutto tondo, sostenute da due piloni centrali e con una serie di variopinte “casette” aggettanti in muratura su entrambi i lati (si tratta dei retro-bottega dei negozi di oreficeria che dal Cinquecento popolano il ponte); al centro si trovano tre ampie aperture affacciate sull’Arno. La parte superiore è caratterizzata, invece, da una regolare sequenza di finestrelle: sono quelle del Corridoio Vasariano, il collegamento sospeso, fra Palazzo Vecchio-Uffizi e Palazzo Pitti, voluto dal Granduca Cosimo I de’ Medici e realizzato nel 1565 da Giorgio Vasari. Fu l’unico ponte, rispetto agli altri, a sopravvivere alle barbarie naziste nell’agosto del 1944.
[2] Palazzo Pitti
Palazzo Pitti, che si trova nel punto più alto dell’omonima piazza in Oltrarno, ha un’immensa facciata (200 mt di lunghezza per più di 30 mt di altezza), rivestita da bozze di bugnato rustico in pietra forte color ocra, digradanti verso l’alto. Gli archi a tutto sesto delle finestre e dei portoni sono coronati da ghiere in pietra; mentre le cornici marcapiano, che corrono orizzontalmente alla base delle finestre, sono particolarmente aggettanti risultando simili a dei ballatoi. La parte centrale è più alta (due piani, oltre al pian terreno, corrispondenti a 13 finestre) rispetto a quelle laterali, che proseguono ad angolo retto nei due Rondò finali. L’aspetto attuale è frutto di un ampliamento nel corso di oltre quattro secoli, rispetto al prospetto originale quattrocentesco (55 metri di lunghezza e due ordini di sette finestre), progettato da Luca Fancelli, allievo del Brunelleschi, per il banchiere Luca Pitti. Dal portone centrale, oltrepassato il cortile cinquecentesco dell’Ammannati, si accede ai numerosi musei (Galleria Palatina, Museo del Tesoro dei Medici, Galleria d’arte moderna, Museo della moda e del Costume) e al Giardino di Boboli, da cui vennero estratte le bozze di pietra forte del Palazzo.
[3A] Piazza Santo Spirito
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[3B] Basilica di Santo Spirito
La celebre chiesa agostiniana, che si affaccia sull’omonima, vivace piazza dell’Oltrarno, fu superbamente realizzata nel suo interno secondo un progetto di Filippo Brunelleschi, che qui raggiunse il vertice del suo percorso artistico. Iniziata nel 1444, rimase incompiuta alla morte dell’architetto avvenuta due anni dopo. Incompiuta è anche la semplicissima facciata mistilinea, liscia, in intonaco ocra chiaro, con due volute laterali nella parte superiore, dove si trova anche l’oculo che incornicia la vetrata quattrocentesca, raffigurante la Pentecoste realizzata su disegno del Perugino.
[4] Ponte Santa Trinita
Questo elegante ponte sull’Arno fu progettato da Bartolomeo Ammannati, su probabile disegno di Michelangelo. Realizzato in pietra forte (una delle tipiche pietre fiorentine, dal caratteristico colore ocra) è estremamente elegante, degno dei cortei granducali che vi transitavano da e verso la residenza di Palazzo Pitti. Le tre ampie arcate ribassate sono sostenute al centro da due imponenti piloni; è decorato da cartigli marmorei ed epigrafi commemorative, mentre le statue alle due estremità sono opera di Giovanni Caccini (Autunno e Estate), Taddeo Landini (Inverno), Pietro Francavilla (Primavera). Distrutto dai Tedeschi nel corso della seconda Guerra Mondiale, fu ricostruito esattamente “com’era e dov’era” nel 1958.
[5] Palazzo Davanzati
Edificato a partire dal Quattordicesimo secolo, questo palazzo è attualmente sede del Museo della Casa Fiorentina Antica. La facciata si presenta alta e stretta, in bugnato di pietra arenaria. A pian terreno si aprono tre ampi fornici, con ingresso dal portone centrale, mentre ognuno dei tre piani superiori è scandito da cinque finestre centinate ad arco ribassato, che illuminano i saloni interni. All’ultimo piano si trova una grande loggia quattro-cinquecentesca coperta da un tetto particolarmente spiovente. Esattamente al centro campeggia lo scudo con lo stemma dei Davanzati, l’antica famiglia che succedette ai Davizi, i primi proprietari; ai lati delle finestre si trovano ancora i ferri porta-fiaccole e porta-bandiere.
[6] Palazzo Strozzi
Si tratta di uno dei più importanti palazzi rinascimentali di Firenze, attualmente sede privilegiata di eventi culturali e mostre dal grande rilievo internazionale. commissione di Filippo Strozzi, potente banchiere rivale dei Medici, Venne edificato a partire dal 1489 su disegno di Benedetto da Maiano. Di mole imponente, tra piazza Strozzi e via Tornabuoni, è a forma cubica sviluppata su tre livelli (pian terreno e due piani superiori) attorno ad un cortile centrale, con tre facciate pressoché identiche; il rivestimento è in bugnato di pietra forte, leggermente digradante verso l’alto. Stilisticamente richiama la prima residenza medicea fiorentina (Palazzo Medici Riccardi), volendola emulare in grandezza e bellezza. Il pian terreno, contraddistinto da un’innovativa “panca di via”, ha un grande portone centrale affiancato da una serie di finestre quadrate, di dimensioni minori rispetto alle eleganti bifore del primo e del secondo piano; la facciata principale è decorata da un ricco cornicione, rimasto incompiuto sugli altri lati. All'esterno si trovano anche antiche strutture in ferro battuto, come i portafiaccole, i porta-bandiere e gli anelli per i cavalli.
[7] Palazzo Rucellai
Palazzo Rucellai, sull’elegante via della Vigna Nuova, è uno dei massimi esempi di architettura rinascimentale a Firenze. La raffinata facciata fu realizzata, intorno al 1465, su disegno di Leon Battista Alberti, a cui si devono numerosi altri progetti commissionati dalla potente famiglia dei Rucellai; questa facciata è da considerarsi una sorta d’illustrazione del celebre manuale di Architettura (De Re Aedificatoria) dell’Alberti. L’ampia superficie, quasi disegnata nelle eleganti partiture, è in leggerissimo bugnato di pietraforte; orizzontalmente è scandita da cornici marcapiano, e verticalmente da delicate lesene. A pian terreno - dove corre una “panca di via”, ad imitazione dell’antico “opus reticolatum” romano - i due portali sono affiancati da una serie di lesene di ordine tuscanico (reinterpretazione del dorico), mentre per ciascuno dei due piani superiori, le sette eleganti bifore a tutto sesto sono intervallate da coppie di lesene con capitelli classici, corinzi al secondo piano. Un elegante cornicione corre in cima, lungo tutta la facciata. Vari elementi decorativi ed emblemi della famiglia (tre piume in un anello, le vele gonfiate dal vento) ricorrono lungo i fregi.
[8A] Piazza Santa Maria Novella
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[8B] Basilica di Santa Maria Novella
La facciata di Santa Maria Novella (una delle più importanti chiese domenicane d’Italia, fondata nel XIII secolo) è un raro esempio di sapiente armonizzazione di diversi stili, di diverse epoche. Risplende di decorazioni marmoree bianche e verdi, secondo la tradizione del romanico fiorentino. Se il registro inferiore, in stile gotico, risale al 1350 circa – così come la serie degli avelli sulla destra della chiesa – la parte superiore venne progettata intorno al 1468 da Leon Battista Alberti, su commissione della famiglia Rucellai. Come raccordo, al di sopra del registro inferiore, il grande architetto rinascimentale creò un’ampia fascia decorata a tarsie quadrate (una sorta di trabeazione), sulla quale si sviluppa una sezione rettangolare, scandita da quattro lesene, con al centro il preesistente oculo; ai due lati spiccano due eleganti volute capovolte finemente intarsiate, mentre la facciata culmina con un grande timpano d’ispirazione classica.
[9A] Pianta di San Lorenzo
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[9B] Sagrestia nuova
La Sagrestia Nuova, all’interno del percorso museale delle Cappelle medicee, rappresenta l'ultimo capolavoro fiorentino di Michelangelo. Il grande artista vi lavorò a più riprese (dal 1521 al 1533), su commissione del Cardinale Giulio de’ Medici (poi Papa Clemente VII), prima della sua partenza definitiva per Roma. Michelangiolesca è l'ideazione complessiva di questo spazio, sintesi perfetta tra scultura e architettura. Questo ambiente richiama nella struttura la Sagrestia Vecchia del Brunelleschi (sul lato opposto del transetto), con cui Michelangelo sembra voler dialogare, reinterpretandola, a distanza di circa un secolo. Per quanto le analogie siano tante (sostanzialmente un cubo sormontato da una semisfera, col bianco dell’intonaco scandito dal grigio della pietra serena), in questo caso Michelangelo tratta lo spazio in modo più complesso, elaborando pareti con piani a livelli diversi. La disposizione di vari elementi classici (lesene, archi, cornici, balaustre), in marmo e pietra serena, ubbidisce a criteri innovativi, creando un rivoluzionario spazio architettonico, modulato da sofisticati giochi di luce. Un crescendo di luce, che culmina nella lanterna della splendida cupola a cassettoni. Se la parete frontale si apre sulla scarsella preceduta da un altare, sulle altre tre si trovano le celebri sculture di Michelangelo: i prospicienti monumenti funebri di Lorenzo duca di Urbino e di Giuliano duca di Nemours, accompagnati dalle figure allegoriche del Giorno e della Notte, del Crepuscolo e dell'Aurora; la splendida Madonna con bambino, invece, sovrasta l’incompiuta tomba di Lorenzo il Magnifico e del fratello Giuliano de’ Medici, sulla parete d’ingresso.
[10] Piazza Signoria e Uffizi
[11] Palazzo vecchio
Piazza Signoria, centro politico della città, è dominata dalla possente mole di Palazzo Vecchio, tuttora sede del governo cittadino. Il percorso museale interno comprende i Quartieri monumentali - con opere di Donatello e Michelangelo - prevalentemente decorati a metà Cinquecento in epoca medicea, tra cui spicca il monumentale Salone dei Cinquecento. La facciata principale è austera ed elegante ad un tempo, in bugnato rustico di pietraforte. Le due file di bifore sono sottolineate orizzontalmente da cornici marca-piano, mentre numerosi beccatelli a tutto sesto, contenenti una serie di stemmi, sorreggono il coronamento del ballatoio merlato, di tipo guelfo, squadrato. Leggermente decentrata, sulla destra, si erge l’elegante Torre di Arnolfo (dal nome del celebre architetto, Arnolfo di Cambio, ritenuto il primo progettista del Palazzo), alta 94 metri con alla base il quadrante dell’antico orologio; in cima alla torre si trova una piccola stanza, il cosiddetto Alberghetto, a suo tempo utilizzata come prigione (tra gli altri lo stesso Savonarola fu rinchiuso qui, prima del martirio nel 1498). Ancora più in alto è il ballatoio, con merli ghibellini (a coda di rondine), che a sua volta sostiene l'edicola della cella campanaria.
[12] Uffizi
Lo scenografico piazzale degli Uffizi è delimitato dall’elegante edificio cinquecentesco che si estende, a forma di U, da Palazzo Vecchio fino all’Arno. Venne progettato intorno al 1560 da Giorgio Vasari su commissione del Granduca Cosimo I de’ Medici, che qui volle concentrare i vari uffici amministrativi della città; è attualmente sede di uno dei più visitati musei al mondo, la Galleria degli Uffizi. Si tratta di un ampio spazio concepito come un'elegante cortina di loggiati ed edifici dalle stesse modulazioni architettoniche. Il pian terreno del prospetto è caratterizzato da un loggiato cadenzato da colonne in pietra serena (di color grigio), intervallate da nicchie che contengono statue ottocentesche in marmo di illustri personaggi della cultura toscana. L’elaborata intelaiatura architettonica, d’ispirazione michelangiolesca (sono stati evidenziati richiami alla decorazione della Sagrestia Nuova) comprende al primo piano una sequenza di 12 eleganti finestre sormontate da timpani, mentre l’ultimo piano si configura come un loggiato chiuso da una serie di vetrate; è qui che si sviluppò il primo nucleo collezionistico degli Uffizi.
[13] San Firenze
Il grandioso complesso di San Firenze (12mila metri quadri di superficie), a due passi da Palazzo Vecchio e dal Bargello, con la sua scenografica facciata sulla sommità di una scalinata, è uno dei maggiori esempi di architettura barocca in città. I Padri Filippini, insediati in quest’area dal 1640, vollero dedicare il nuovo complesso al fiorentino San Filippo Neri, canonizzato nel 1622, fondatore dell'ordine e protagonista della Controriforma. La realizzazione si protrasse per molti anni, e vide gli interventi di Pietro da Cortona, Pier Francesco Silvani, Ferdinando Ruggieri e Zanobi del Rosso. La facciata, in pietra forte, si articola in più spazi: quello centrale (più basso, contrassegnato da 14 finestre e coronato dallo stemma marmoreo dei principali benefattori, i Serragli) è di raccordo tra due elementi laterali, più alti (le facciate dell’Oratorio/Sala della musica, a destra, e della pre-esistente Chiesa di San Fiorenzo, dedicata a San Filippo Neri, sulla sinistra). Sui timpani dei due portoni laterali si trovano coppie di statue marmoree settecentesche, raffiguranti rispettivamente Orazione e Umiltà, Fede e Speranza. Fino al 2012 San Firenze ha ospitato il Tribunale, mentre ora è sede di numerose istituzioni, tra le quali il Museo Franco Zeffirelli, dedicato al grande regista.
[14A] Piazza Santa Croce
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[14B] Basilica di Santa Croce
La Basilica di Santa Croce, progettata da Arnolfo di Cambio (1296), è la più grande Chiesa Francescana del mondo; è anche nota come “Pantheon delle glorie italiane” per gli illustri sepolcri (Michelangelo, Galileo, Machiavelli, Rossini, Foscolo, Alfieri) che impreziosiscono il suggestivo interno gotico. Conserva capolavori di Cimabue, Giotto, Donatello, Rossellino, Canova. La facciata, rimasta incompiuta per secoli, venne realizzata in sobrio stile neo-gotico intorno al 1850 da Niccolò Matas, che si ispirò a quelle di Siena e di Orvieto. È interamente rivestita di marmi: bianchi, con intarsi verdi e rossi, secondo la tradizione fiorentina. Si compone di tre sezioni verticali: quella centrale più alta, corrispondente alla navata maggiore, e quelle laterali, in asse con le navate minori; anche i tre portali a sesto acuto sono cuspidati e, all’interno delle lunette, contengono bassorilievi ottocenteschi ispirati alla Leggenda della Vera Croce: il Ritrovamento, il Trionfo, e la Visione di Costantino. Al di sopra del portone centrale si apre il rosone contenente una delle preziose vetrate della chiesa: la Deposizione, su disegno di Giovanni da Ponte (1430 circa). Ancora più in alto, all’interno del frontone e inscritta in un cerchio, è raffigurata la stella di David.
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[14C] Cappella de' Pazzi
La celebre cappella, che aveva la funzione di Sala Capitolare di Santa Croce nonché di Cappella di famiglia, è considerata una delle principali creazioni del Brunelleschi. Si trova all’interno del percorso museale di Santa Croce, in fondo al primo Chiostro sul lato destro della Basilica. È un capolavoro di armonia architettonica, delicatamente impreziosita da sobrie decorazioni. Il portico anteriore, che appare come un pronao, è un richiamo all’architettura classica: sei colonne corinzie sostengono un attico i cui riquadri (al lato dell’arco centrale) sono scanditi da coppie di lesene. La fascia superiore, incompiuta, è coperta da un tetto spiovente. Ancora più in alto, sullo sfondo, si eleva il tamburo scandito da 12 oculi: elemento che sostiene la grande cupola, a sua volta coronata da un’agile lanterna. La volta a botte del portico d’ingresso ha una cupoletta centrale, impreziosita da una brillante terracotta invetriata, opera di Luca della Robbia. L’interno, molto sobrio, richiama lo spazio della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, sempre del Brunelleschi: sostanzialmente un cubo sormontato da una semisfera, dove il bianco dell’intonaco è finemente interrotto da lesene e costoloni in pietra serena (grigia) che scandiscono lo spazio, esaltandone le armoniche proporzioni. A Luca della Robbia si devono le serie di tondi in terracotta invetriata, rispettivamente bianco-celesti e policromi: i dodici apostoli, sulla sommità delle pareti, e i quattro Evangelisti nei pennacchi della cupola.
[15A] Pianta Duomo
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[15B] Facciata Duomo e campanile
L’attuale facciata di Santa Maria del Fiore si deve a Emilio De Fabris, che la progettò in stile neogotico, particolarmente elaborato, nella seconda metà dell’Ottocento. Infatti, l’originaria facciata di Arnolfo di Cambio (recentemente ricostruita nel museo dell’Opera del Duomo) era rimasta incompiuta, venendo demolita nel 1587 e, nonostante i numerosi progetti, rifatta solo all’epoca di Firenze Capitale. La facciata della Cattedrale si presenta con un ricco rivestimento in marmi policromi (bianchi, verdi e rossi) armonizzati col vicino Campanile di Giotto e col prospiciente Battistero. Tre sono i portali in bronzo, di cui due laterali ed uno centrale, maggiore. Due delle quattro nicchie laterali, nel registro inferiore, incorniciano le statue di Papa Eugenio IV, che consacrò la chiesa nel 1436, e Sant’Antonino, il celebre Vescovo di Firenze. Sopra le cornici cuspidate dei tre portali si aprono i tre rosoni; tra quelli laterali e quello centrale corre, in orizzontale, una galleria con le statue dei dodici Apostoli, e della Vergine al centro. Alla base del coronamento, entro i riquadri sopra il grande rosone centrale, sono raffigurati vari busti di grandi artisti del passato, mentre al centro del timpano, entro un tondo, il Padre Eterno. A destra della facciata del Duomo si staglia in tutta la sua altezza (85 metri) il prospetto del Campanile di Giotto, con l’originaria decorazione in marmi policromi (bianchi, verdi e rossi): è la più eloquente testimonianza dell'architettura gotica fiorentina del periodo, che pur nello slancio verticale non abbandona il principio della solidità. Il campanile prende il nome dal celebre artista, pittore e architetto, cui si deve il primo progetto (1334), interrotto tre anni dopo all’epoca della sua morte. I lavori furono proseguiti da Andrea Pisano (che finì i primi due piani rispettando il progetto giottesco) e portati a termine nel 1359, dopo gli anni terribili della peste nera, da Francesco Talenti. Particolarmente elaborato è il tema iconografico delle decorazioni scultoree (gli originali, bassorilievi e statue, sono conservati presso il Museo dell’Opera del Duomo) il cui significato è stato interpretato come narrazione del Destino dell'uomo e delle sue attività. Vi parteciparono alcuni tra i migliori scultori presenti a Firenze fra il Quattordicesimo e Quindicesimo secolo (Andrea Pisano, Alberto Arnoldi, Luca della Robbia, Donatello). I bassorilievi del basamento rappresentano: scene della genesi, attività dell’uomo, i pianeti, le virtù, le arti, i Sacramenti. Al livello superiore, invece, entro le nicchie ogivali (quattro per lato) vennero inserite altrettante sculture, tra le quali spiccano i Profeti di Donatello. Il registro superiore è scandito da coppie di bifore cuspidate, sovrastate da un’ampia trifora, nel registro più alto. Sullo sfondo del complesso, si staglia la grandiosa mole della Cupola del Brunelleschi.
[16A] Palazzo Medici Riccardi
Palazzo Medici Riccardi, commissionato nel 1444 a Michelozzo da Cosimo il Vecchio, fu la prima residenza cittadina della famiglia Medici (qui visse anche Lorenzo il Magnifico) su quella che si chiamava via Larga, l’attuale via Cavour, a due passi dalle chiese sotto il patronato dell’illustre dinastia (San Marco e San Lorenzo) e dal Duomo; costituì un modello fondamentale dell’architettura civile rinascimentale. Successivamente, nel 1659, il palazzo fu acquistato dai Riccardi. Attualmente è sede della Città Metropolitana di Firenze e della Prefettura, con un importante percorso museale che comprende tra l’altro la Cappella dei Magi, splendidamente affrescata in pieno Rinascimento da Benozzo Gozzoli, e la Sala degli Specchi, sontuosamente affrescata in epoca barocca da Luca Giordano. La forma del palazzo originario era pressoché cubica, con un cortile centrale che immetteva, come ora, sul giardino circondato da alte mura. La facciata, che fu ampliata dal Foggini su commissione dei Riccardi, si presenta divisa in tre registri, con un rivestimento in bugnato di pietraforte particolarmente sporgente a pian terreno, e progressivamente digradante nei piani superiori. Il pian terreno è scandito da una serie di ampie aperture a tutto sesto; tre di queste e il porticato sull’angolo sinistro furono chiusi nel Cinquecento, inserendovi le cosiddette Finestre inginocchiate “inventate” da Michelangelo: si tratta di una particolare tipologia architettonica di davanzale, tradizionalmente contenente una grata, coronato da timpano e poggiante su sostegni analoghi a quelli di un inginocchiatoio. Per una percezione più dettagliata consulta la tavola successiva. Una panca di via, in pietra, corre alla base della facciata in analogia con Palazzo Strozzi. I due piani superiori sono scanditi da una sequenza di 17 bifore, incorniciate da ghiere a tutto sesto al cui centro figura lo stemma mediceo; la sommità della facciata è decorata, infine, da un elaborato cornicione.
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[16B] Finestra inginocchiata
Riferimento descrizione: 16A
[17A] Piazza Santissima Annunziata
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[17B] Spedale degli Innocenti
Lo splendido loggiato di questo edificio, progettato dal Brunelleschi nel 1419, caratterizza Piazza Santissima Annunziata, considerata tra le prime piazze rinascimentali in assoluto. Nato come brefotrofio, ospita l’Istituto degli Innocenti, tuttora particolarmente attivo nel mondo dell’infanzia, e il relativo museo che documenta la secolare storia di questa importante istituzione. ll portico esterno, rialzato su una gradinata, è lungo 71 metri e scandito da una serie regolare di campate con archi a tutto sesto poggianti su colonne in pietra serena, con capitelli d’ordine composito; fra un arco e l’altro si trovano i tondi contenenti l’emblema dell’Istituto degli Innocenti (un putto in fasce), realizzati in terracotta invetriata, blu e celeste, da Andrea della Robbia nel 1487. La parte superiore della facciata è composta da una serie di finestre a timpano, sottolineate da una cornice marcapiano. All’interno del portico (con volte a crociera corrispondenti alle varie campate) sull’estremità sinistra si trova ancora, per quanto murata, la ruota attraverso la quale venivano introdotti gli orfanelli. Particolarmente armonica e sobria, secondo la cifra stilistica del Brunelleschi, è l’accoppiata tra il bianco dell’intonaco e il grigio della pietra serena. Ulteriore elemento che conferisce armonia al complesso è il “modulo”, il rapporto proporzionale tra i vari elementi che prende come unità di misura (con eventuali multipli e sottomultipli) lo spazio tra una colonna e l’altra: esattamente 10 “braccia fiorentine”, ovvero 5 metri e 85 centimetri.